Invocare la Quintessenza


  1. Visualizzate voi stessi al centro di uno spazio illimitato. Si avvertirà come una sensazione di galleggiamento. Non ci sono confini né sopra né sotto né ai lati. La quintessenza è ultravioletta, molto simile alle cosiddette luci nere. Per le persone che conoscono le luci nere degli anni 70, e la maniera in cui illuminavano i colori fluorescenti dei poster, è questo il colore che dovreste visualizzare perchè è molto potente. Le luci nere sono fluorescenti. Se non le conoscete, scrivete "luci nere" in un motore di ricerca qualsiasi; guardate anche le 'immagini' delle luci nere, e le lampadine nere. Questa energia è del primo livello dello spettro di luce non visibile. L'anima è composta dello spettro di luce sia visibile che invisibile.

  2. Inspirate l’etere/akasha, visualizzando voi stessi circondati dall’energia nero-violetta come fareste nella respirazione dell’energia, e riempite il vostro intero essere con essa per 11 respiri.
    SENTITE l'energia e concentrate i vostri sensi astrali su di essa.

  3. Meditate sulla sensazione che ottenete invocando questa energia per 10-15 minuti.

“E’ stato detto che, in teoria, gli elementi originano tutti dal principio dell’akasha, dal quale essi sono dominati e mantenuti nel corretto bilanciamento.
Dopo essersi esercitato per lungo tempo, un mago che ha ottenuto buoni risultati con gli elementi, sarà anche in grado di controllare il principio più fine che è l’etere astrale”.

“Abbiamo sentito dire che l’etere è la fonte primaria, la sfera di tutte le cause. Ogni causa deliberata, come un desiderio, un pensiero, oppure ogni immaginazione creata in questa sfera con la convezione dinamica, sarà realizzata con l’aiuto degli elementi, senza tener contro del livello della sfera in cui la realizzazione deve avvenire. Questo è uno dei più grandi misteri della magia ed è una chiave universale per il mago, che ne comprenderà la portata solo in seguito nel corso del suo sviluppo”.

- Franz Bardon “Initiation into Hermetics” [Iniziazione all'Ermetica], 1956

Etere [l’elemento classico]
Tratto Da Wikipedia
Ripreso da Quintessenza [alchimia]

“L’etere è il quinto elemento classico nella filosofia e nelle scienze antiche della Grecia. Questo concetto greco sembra derivare direttamente dall’akasha, la controparte Indù. Nelle dottrine Greche sembra che l’etere fosse il fuoco celestiale, la pura essenza in cui vivevano gli Dei ed era la cosa che essi respiravano. In questa visione, sembra che l’etere irradi calore come quello del sole, che è in grado di propagarsi nello spazio vuoto. La parola greca “aither” deriva da un suffisso Indo-Europeo aith- [“bruciare, risplendere”]. Questo compare nel nome di Aithiopia [Etiopia], che vuol dire qualcosa di simile a “terra bruciata”.

“Si credeva che l‘etere fosse una sostanza che riempiva tutto lo spazio. Aristotele lo incluse come il quinto elemento [quintessenza] nel principio secondo cui la natura non ammette il vuoto”.

Oliver Nicholson sottolinea che, al contrario dell’etere meglio conosciuto nel diciannovesimo secolo, il concetto più antico dell’etere classico ha tre proprietà. In queste caratteristiche, l’etere classico non ha proprietà materiali, era “meno del veicolo della luce visibile”, ed era responsabile di “generare metalli” insieme a permettere lo sviluppo di tutti i corpi”.

[1] "Robert Fludd disse che l'etere aveva la caratteristica di essere "più fine della luce". Fludd cita la visione di Plotino del terzo secolo, che riguarda l'etere immateriale e penetrante".

[2] "Altre visioni del 1800, come di James Clerk Maxwell, Lord Kelvin, e Nikola Tesla, erano dell'opinione che l'etere fosse molto simile al campo elettromagnetico, o che letteralmente lo fosse".

“Nella fisica moderna, l’energia nera è a volte chiamate quintessenza per la sua somiglianza con l’etere classico”.


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